Gli avvenimenti che precedettero la fantastica ed incredibile pagina della “Storia Volterrana” che stiamo per raccontarvi, ebbero una risonanza ed una ricaduta a livello europeo, tanto che ai contemporanei sembro’ stesse per crollare quel sistema di valori che, faticosamente, i “Restauratori di Vienna” avevano cercato di tenere in piedi. Il Quarantotto fu infatti un anno di Rivoluzioni, che misero a dura prova i governi oscurantisti dell’epoca, e parecchi troni tremarono di fronte alla scintilla siciliana, che attizzo’ un fuoco che avvolse l’intera Europa. Dal 1815, si erano susseguite, in gran parte del vecchio continente, innumerevoli rivolte, alcune furono semplici jacquerie, altre tentativi disperati nella speranza cambiare l’ordine costituito, altre ancora da ribellioni si trasformarono in vere e proprie “guerre nazionali”, come nel caso della Grecia. generazioni a venire, del nostro Risorgimento.
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"Io rimarrò Emiro, come si pole dire conte senza contea e senza palazzi o conte dei miei colioni, conte dei cazzi, non mi importa, sono alabastraio volterrano e basta" -Cit. |
Tali eventi si materializzarono in un clima particolare, permeato da nuove idee e da quella corrente di pensiero che pervase gran parte della politica e della filosofia, detta Idealismo, e dal suo “alter ego artistico” che fu il Romanticismo.
Per l’Italia, furono gli anni nei quali si preparò, grazie anche al lavoro instancabile di personaggi unici ed irripetibili come G. Mazzini, G. Garibaldi, A. Manzoni, G.Verdi (solo per citarne alcuni) quello che puo’ esser definito il “risveglio di una Nazione”, una nazione che da secoli, lacerata da insaziabili egoismi, pareva aver perso oramai ogni parvenza identitaria. Molti furono i giovani Toscani che, animati da un volontarismo “unico”, privo di capi carismatici e intriso non solo di grandi idealità, ma anche da quello spirito di avventura tipico dell’eroe romantico, tanto di moda all’epoca, o semplicemente dal desiderio di uscire da un guscio, famigliare o sociale, decisero di arruolarsi e partire per la guerra. Nel Granducato si viveva in tranquillità ed a Volterra, in particolare, la vita scorreva in quegli anni della prima metà dell’800, con estrema linearità, senza polizia e senza persecuzioni, anzi, poteva capitare addirittura che gli “ospiti” del Mastio, come fu per il padre del Carducci, potessero passeggiare per la città liberamente e trovarci pure moglie! Eppure molti furono i nostri concittadini che aderirono alla Prima guerra d’Indipendenza, in massima parte gente umile ma non solo, anche alcuni studenti e nobilotti volterrani andarono a rimpinguare l’”allegra comitiva”, alcuni di loro ci “lasciarono le penne”, altri rimasero feriti e quasi tutti combatterono a Curatone e Montanara, divenendo protagonisti di quello che fu uno dei fatti di armi più gloriosi, ma soprattutto simbolici, per le generazioni a venire, del nostro Risorgimento. Il Quarantotto in Italia gioco’ sicuramente nell’immaginario collettivo un ruolo importante e la forza di quei movimenti, per lo più spontanei, e di quelle idee fu cosi’ prorompente che rimasero impressi nella memoria popolare, nonostante il loro fallimento politico e militare. Non è un caso, infatti, se ricordo ancora tutto il mio stupore di fronte ad una frase:“Accidenti a te ed al cane di Pio IX”, che spesso pronunciava mia nonna quando, a dir vero raramente, si arrabbiava. Per anni mi son chiesto di quale grave peccato si potesse essere mai macchiato quel povero animale, salvo poi, crescendo, scoprire che tale detto era figlio proprio di un periodo storico unico ed irripetibile, che oggi, tra l’altro, ancora lo si evoca quando ci troviamo di fronte a sconquassi di vario genere ed a situazioni confusionarie,magari esclamando sorpresi ed anche un po’ impauriti: “E’ successo un Quarantotto”. Per i Toscani,senza dubbio, le gesta delle truppe del generale De Laugier, in gran parte composte da persone semplici, divennero un mito che nelle generazioni successive si tramanderà anche dopo l’epopea risorgimentale, tanto che ancora oggi trova una sua ragion d’essere, non solo nelle innumerevoli rievocazioni, ma anche nella Toponomastica ( non solo in quella dedicata alle vie, ma anche in luoghi e frazioni dell’ex Granducato. Un esempio a noi vicino sono “Le Grazie” nel comune di Colle Val d’Elsa , che riportano il nome di località attorno alle quali si svolse la Battaglia di Curtatone e Montanara). Studiare e riscoprire le gesta più o meno eroiche dei nostri concittadini, respirare nuovamente l’atmosfera del tempo, inquadrare il contesto culturale nel quale maturarono certe convinzioni, ci porterà a fare un tuffo nel passato della memoria e nella nostra anima, ed a riscoprire quelle che, un secolo e mezzo or sono erano considerate dai più le insane passioni giovanili di una generazione che, a torto o ragione, credeva e sognava di poter “cambiare in meglio” la società”. Potrebbe capitare, infine, che alcuni lettori, oltre all’aspetto “squisitamente scientifico”, trovino i protagonisti e le vicende da noi narrate anche “terribilmente” attuali, perché quella che vi stiamo per raccontare è una storia di avventura, libertà, coraggio, amore disinteressato e, soprattutto, di giovani e di ragazzi che seppero lottare per un qualcosa di più grande che non fosse il loro egoismo individuale, un “qualcosa” che alcuni, ancor oggi, un po’ “fuori moda” usano chiamare IDEALI.
Per l’Italia, furono gli anni nei quali si preparò, grazie anche al lavoro instancabile di personaggi unici ed irripetibili come G. Mazzini, G. Garibaldi, A. Manzoni, G.Verdi (solo per citarne alcuni) quello che puo’ esser definito il “risveglio di una Nazione”, una nazione che da secoli, lacerata da insaziabili egoismi, pareva aver perso oramai ogni parvenza identitaria. Molti furono i giovani Toscani che, animati da un volontarismo “unico”, privo di capi carismatici e intriso non solo di grandi idealità, ma anche da quello spirito di avventura tipico dell’eroe romantico, tanto di moda all’epoca, o semplicemente dal desiderio di uscire da un guscio, famigliare o sociale, decisero di arruolarsi e partire per la guerra. Nel Granducato si viveva in tranquillità ed a Volterra, in particolare, la vita scorreva in quegli anni della prima metà dell’800, con estrema linearità, senza polizia e senza persecuzioni, anzi, poteva capitare addirittura che gli “ospiti” del Mastio, come fu per il padre del Carducci, potessero passeggiare per la città liberamente e trovarci pure moglie! Eppure molti furono i nostri concittadini che aderirono alla Prima guerra d’Indipendenza, in massima parte gente umile ma non solo, anche alcuni studenti e nobilotti volterrani andarono a rimpinguare l’”allegra comitiva”, alcuni di loro ci “lasciarono le penne”, altri rimasero feriti e quasi tutti combatterono a Curatone e Montanara, divenendo protagonisti di quello che fu uno dei fatti di armi più gloriosi, ma soprattutto simbolici, per le generazioni a venire, del nostro Risorgimento. Il Quarantotto in Italia gioco’ sicuramente nell’immaginario collettivo un ruolo importante e la forza di quei movimenti, per lo più spontanei, e di quelle idee fu cosi’ prorompente che rimasero impressi nella memoria popolare, nonostante il loro fallimento politico e militare. Non è un caso, infatti, se ricordo ancora tutto il mio stupore di fronte ad una frase:“Accidenti a te ed al cane di Pio IX”, che spesso pronunciava mia nonna quando, a dir vero raramente, si arrabbiava. Per anni mi son chiesto di quale grave peccato si potesse essere mai macchiato quel povero animale, salvo poi, crescendo, scoprire che tale detto era figlio proprio di un periodo storico unico ed irripetibile, che oggi, tra l’altro, ancora lo si evoca quando ci troviamo di fronte a sconquassi di vario genere ed a situazioni confusionarie,magari esclamando sorpresi ed anche un po’ impauriti: “E’ successo un Quarantotto”. Per i Toscani,senza dubbio, le gesta delle truppe del generale De Laugier, in gran parte composte da persone semplici, divennero un mito che nelle generazioni successive si tramanderà anche dopo l’epopea risorgimentale, tanto che ancora oggi trova una sua ragion d’essere, non solo nelle innumerevoli rievocazioni, ma anche nella Toponomastica ( non solo in quella dedicata alle vie, ma anche in luoghi e frazioni dell’ex Granducato. Un esempio a noi vicino sono “Le Grazie” nel comune di Colle Val d’Elsa , che riportano il nome di località attorno alle quali si svolse la Battaglia di Curtatone e Montanara). Studiare e riscoprire le gesta più o meno eroiche dei nostri concittadini, respirare nuovamente l’atmosfera del tempo, inquadrare il contesto culturale nel quale maturarono certe convinzioni, ci porterà a fare un tuffo nel passato della memoria e nella nostra anima, ed a riscoprire quelle che, un secolo e mezzo or sono erano considerate dai più le insane passioni giovanili di una generazione che, a torto o ragione, credeva e sognava di poter “cambiare in meglio” la società”. Potrebbe capitare, infine, che alcuni lettori, oltre all’aspetto “squisitamente scientifico”, trovino i protagonisti e le vicende da noi narrate anche “terribilmente” attuali, perché quella che vi stiamo per raccontare è una storia di avventura, libertà, coraggio, amore disinteressato e, soprattutto, di giovani e di ragazzi che seppero lottare per un qualcosa di più grande che non fosse il loro egoismo individuale, un “qualcosa” che alcuni, ancor oggi, un po’ “fuori moda” usano chiamare IDEALI.
Su cosa lavoriamo?
Il progetto a cui stiamo lavorando, in collaborazione con l’archivio storico e diocesano di Volterra, consiste nella ricerca di documenti storici riguardanti la battaglia di Curtatone e Montanara del 1848. Questa pagina di storia, un tempo ben viva nella memoria cittadina, oggi è stata dimenticata dalla nostra comunità. Per realizzare questa ricerca noi, studenti della 4°A liceo scientifico, siamo partiti dallo studio di fonti secondarie per poi ricollegarci alle primarie, dove abbiamo trovato nomi e informazioni riguardanti i giovani volterrani che presero parte alla battaglia, schierandosi con l’esercito dei volontari toscani.
Per ricostruire al meglio le vicende storiche ci siamo serviti in primis di quei testi che si sono occupati nelle varie epoche di questo piccolo, ma importante, evento bellico, in modo da avere uno sguardo di insieme. Successivamente ci siamo concentrati su quei documenti attestanti la composizione della Guardia Civica, delle Arti e dei Mestieri del tempo, dell’organizzazione e dell'amministrazione cittadina. Da questi dati abbiamo appurato che l’insieme dei volontari volterrani e in generale di tutto l’esercito toscano era uno dei più eterogenei e disorganizzati, specialmente dal punto di vista dell’addestramento, dell'equipaggiamento e della formazione delle truppe. Vi lasciamo intanto con la nostra prima scoperta: proprio nel cuore della nostra piazza esiste ancora oggi una testimonianza di quegli epici eventi, il luogo nel quale fu piantato nell'Aprile del 1848 l'Albero della Libertà. Proprio da qui iniziamo a raccontarvi questa storia dimenticata...
Il progetto a cui stiamo lavorando, in collaborazione con l’archivio storico e diocesano di Volterra, consiste nella ricerca di documenti storici riguardanti la battaglia di Curtatone e Montanara del 1848. Questa pagina di storia, un tempo ben viva nella memoria cittadina, oggi è stata dimenticata dalla nostra comunità. Per realizzare questa ricerca noi, studenti della 4°A liceo scientifico, siamo partiti dallo studio di fonti secondarie per poi ricollegarci alle primarie, dove abbiamo trovato nomi e informazioni riguardanti i giovani volterrani che presero parte alla battaglia, schierandosi con l’esercito dei volontari toscani.
Per ricostruire al meglio le vicende storiche ci siamo serviti in primis di quei testi che si sono occupati nelle varie epoche di questo piccolo, ma importante, evento bellico, in modo da avere uno sguardo di insieme. Successivamente ci siamo concentrati su quei documenti attestanti la composizione della Guardia Civica, delle Arti e dei Mestieri del tempo, dell’organizzazione e dell'amministrazione cittadina. Da questi dati abbiamo appurato che l’insieme dei volontari volterrani e in generale di tutto l’esercito toscano era uno dei più eterogenei e disorganizzati, specialmente dal punto di vista dell’addestramento, dell'equipaggiamento e della formazione delle truppe. Vi lasciamo intanto con la nostra prima scoperta: proprio nel cuore della nostra piazza esiste ancora oggi una testimonianza di quegli epici eventi, il luogo nel quale fu piantato nell'Aprile del 1848 l'Albero della Libertà. Proprio da qui iniziamo a raccontarvi questa storia dimenticata...
Cosa pensavano i nostri volontari?
I volontari volterrani lasciarono tutto, casa e famiglia, per andare a combattere. Erano persone, proprio come noi e il nostro vicino di casa, ma mollarono tutto. Avevano nella mente idee che ronzavano e che, a quanto pare, non permettevano di essere ignorate. Idee arrivate con i viaggiatori d'alabastro, che nelle loro botteghe raccontavano cosa succedeva fuori dalle mura volterrane. La loro mente era aperta a tutto: erano spugne che arrivarono a capire l'importanza di uno stato unito, di un'idea di patria, di un dovere nei confronti della terra che ci ha generato. Così partirono nonostante la tranquillità delle loro case. Erano persone, con i loro affetti e le loro paure, erano poveri ma ricchi di ideali, hanno deciso di partire e hanno contribuito a darci ciò che oggi diamo per scontato. |